I miei primi dieci anni in Polonia

Nel 2008 non mi sarei mai sognato di essere qui, oggi, a raccontare dieci anni di vita in Polonia. Sarà perché non credevo di sopportare 10 inverni polacchi, saranno le paure precedenti al trasloco, senza niente e con tutto da costruire.

Di certo, non mi sarei aspettato di scriverlo su italia-polonia.eu, ovvero quel sito sgangherato aperto un anno prima per gioco che, dopo 11 anni, è un gioco come allora.

La fortuna però aiuta gli audaci e posso dirmi soddisfatto di quanto accaduto in questi anni.

Di certo, gli eventi più importanti sono legati alla nascita dei miei bambini, i miei monelli italo-polacchi, due bilingui perfetti che, un domani, potranno tranquillamente scegliere se vivere in Italia o in Polonia.

Gli inizi sono stati tosti ma assolutamente intensi, la cosa fondamentale è stata però la lingua, ovvero sono arrivato qua già indipendente e con un livello di polacco discreto.

Questa, per me, è stata una chiave importante, ovvero il conoscere molto bene il polacco, questo ha abbattuto molte barriere, sia in campo lavorativo che privato, posso Interloquire senza problemi e percepisco l'apprezzamento dei polacchi.

I primi mesi sono stati di ambientamento con lavoretti di "native-speaker", fino a trovare il lavoro che mi ha portato, oggi, a dirigere un'importante azienda italiana in Polonia con tantissime soddisfazioni.

Ebbene si, anche il lavoro è italo-polacco, ciò mi consente di andare spesso e volentieri in Italia, attutendo la mancanza del proprio paese.

I polacchi conosciuti (veramente tanti) sono davvero brave persone, molto curiose di vedere un italiano parlare così il polacco e sopportare il freddo polacco, a volte ne percepisco l'ingenuità nelle loro domande, nelle loro affermazioni, nel loro patriottismo così diverso dal mio.

In questi anni, ho visto cambiare la Polonia radicalmente, è incredibile quanto possa essere dinamico questo paese, quello che in Italia avviene nei decenni (quando succede), qui può cambiare nel corso dei mesi.

È proprio questa la cosa che mi piace di più della Polonia e dei polacchi, la capacità di cambiare le cose, questa è una cosa che mi rende sempre speranzoso, ovvero quando qualcosa vedo che non va, ho sempre la speranza che, presto, questa cosa cambi in meglio.

I polacchi hanno il grande pregio di riversarsi in massa nelle piazze e di martellare nei social in maniera impressionante, finché le cose non vanno nel verso giusto.

Ultimo dei casi, il problema dell'inquinamento, che a me sta particolarmente a cuore, si tratta di un cancro che esiste da decenni ma è sempre mancata la consapevolezza, tuttavia appena i social e le app sui telefoni hanno fatto dire ai polacchi "oh, allora è così?" Ecco scattare il tran-tran ed ecco i politici di turno rimasti con il cerino in mano.

Sulle cose che non sopporto, potrei scrivere un libro intero, ma non voglio essere banale, per cui dico che la cosa sopporto meno è il rapporto con i negozianti.

Questa è una cosa che mi manca clamorosamente in Italia, ovvero la battutina, il darsi subito del tu, il sorrisetto sincero, il sentirsi chiedere, al ristorante, se ho mangiato bene, la commessa al bancone che ti dà anche qualche dritta, insomma, adoro in Italia instaurare un rapporto umano, rende più piacevole i miei acquisti e, spero, il lavoro dei miei interlocutori.

In Polonia vige il rapporto dello złotypiędziesiąt, da me coniato in quanto il resto è, si e no, l'unica cosa che ti dicono. Nei supermercati, nei bar, nei ristoranti, non mi sento un ospite gradito quanto un rompiscatole in procinto di disturbare la propria quiete.

È un argomento già trattato spesso in Polonia, il pianto polacco porta ovviamente agli scarsi stipendi.

A parte il fatto che i corrispettivi italiani dubito navighino nell'oro, ma è poi una motivazione per passare le giornate come degli stanchi di vivere? Stay human.

Se mi manca l'Italia? Quella così e così, è la Sicilia quella manca terribilmente.

È incredibile di come quell'isolotto maledetto, così incredibilmente bello e così clamorosamente maltrattato dai siciliani, possa indissolubilmente legarsi a te, sarà quel rapporto di amore e odio ad attrarti e a farti scappare via.

Non è una questione di "mancanza di casa", è un rapporto di sangue, un patto col diavolo stabilito sin dalla nascita, un contratto che non ha tempo.

Quando vado in Sicilia e riparto, da un lato ho il cuore spezzato, ma dall'altra, sono sempre contento di tornare a casa.

Che facciamo? Ci rivediamo qui fra altri 10 anni?

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