Sciopero delle donne in Polonia per l'aborto

Lo sciopero delle donne o Strajk Kobiet è un importante movimento di protesta che sta interessando la Polonia in difesa delle leggi a favore dell'aborto.

Solitamente mi occupo di natura e non di politica. Infatti questa non è politica, è storia.

Perché le donne polacche stanno facendo la storia in questi giorni con un'accesa quanto pacifica lotta per i propri diritti.

Scioperi e coronavirus

Lo sciopero delle donne sta avvenendo in piena crisi legata al coronavirus in Polonia.

La Polonia è interamente in zona rossa e a concreto rischio lockdown come in tutta Europa. Palestre, piscine e centri fitness sono già chiuse da giorni, i ristoranti consegnano solo su ordinazione, gran parte degli studenti seguono le lezioni da casa e con il divieto di assembramento oltre cinque persone.

Non per nulla, il simbolo scelto del fulmine viene spesso associato a quello della mascherina nera.

Diavoli di sabbia di Emilio Pontillo

Le cause dello sciopero

Tutto è iniziato con la richiesta di verifica di costituzionalità della legge sull'aborto per gravi e irreversibili difetti del feto firmata da 119 deputati del governo in gran parte membri del PiS, ovvero Diritto e Giustizia o Prawo i Sprawiedliwość.

Si tratta di un partito di estrema destra ultraconservatore e ultracattolico le cui fortune elettorali provengono per lo più dalle città a Est del fiume Vistola e dai villaggi.

Insieme a loro hanno firmato deputati dei partiti di minoranza del governo sempre di estrema destra. 

Il ventidue ottobre del 2020 il Tribunale Costituzionale polacco ha dichiarato l'incostituzionalità dell'aborto per gravi difetti del feto.

Il Tribunale Costituzionale è attualmente presieduto da Julia Przyłębska, nota conservatrice fortemente voluta dall'attuale governo in carica così come gran parte degli altri componenti che, di fatto, hanno politicizzato un organo che dovrebbe essere super partes.

 

Attuale legge sull'aborto in Polonia

La legge sull'aborto in Polonia era già fra le più restrittive in Europa.

Dopo la decisione del Tribunale Costituzionale, in Polonia l'aborto rimane consentito solo in caso di:

  • concreto rischio di morte della donna. 
  • gravidanza dovuta a violenza o incesto.

Nel 2019 in Polonia sono sono stati effettuati (legalmente) circa 1100 aborti, di cui 1074 per la grossa probabilità di gravi e irreversibili difetti del feto, trentatre per il rischio di morte delle donne e tre in seguito ad violenza.

Di fatto questa decisione rende l'aborto in Polonia illegale.

 

I precedenti

La protesta delle donne viene da lontano. Nel 2016 il governo PiS aveva proposto modifiche alle norme sull'aborto risalenti al 1993 rendendole più restrittive.

Come reazione, il tre Ottobre dello stesso anno, le donne scesero a decine di migliaia spontaneamente nelle piazze nel Czarny Poniedziałek o Lunedì nero in una veemente manifestazione.

La proposta venne poi ritirata proprio a causa dello sciopero delle donne ma non certo l'intenzione di rendere l'aborto illegale.

Nel frattempo sono stati ridotti gli accessi agli anticoncezionali, hanno proibito l'educazione sessuale nelle scuole e tanti altri piccoli quanto abnormi tasselli volti a erodere i diritti delle donne.

 

Attacchi agli LGBT

Giusto per accendere ulteriormente gli animi, nel corso dell'ultima campagna elettorale i diritti degli omosessuali sono stati al centro dell'attenzione.

Il governo PiS in carica si è autoproclamato difensore della famiglia tradizionale basata su uomo e donna e sui fondamenti cattolici.

L'attuale Presidente della Repubblica polacca, Andrzej Duda, ha dichiarato che «gli LGBT non sono persone ma un'ideologia.» È stato eletto nuovamente presidente vincendo il ballottaggio contro il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski con il 51,8% dei voti.

Przemysław Czarnek, ex presidente del voivodato di Lublino, il 13 giugno 2020 ha dichiarato che gli «LGBT non sono persone normali.» Il 19 ottobre 2020, poco prima della clamorosa decisione del Tribunale Costituzionale, è stato scelto come nuovo Ministro dell'Educazione.

L'Arcivescovo di Cracovia, Marek Jędraszewski, il primo Agosto 2019, durante il sermone presso la Chiesa di Santa Maria ha dichiarato che non esiste più il rischio della "peste rossa" ma quello della «peste arcobaleno» riferendosi agli LGBT che hanno nei suoi colori il loro simbolo.

Alcuni piccoli paesi si sono dichiarati Free LGBT-zone, ovvero aree del Sud-Est della Polonia libere dagli omosessuali adottando una risoluzione proposta dalla Ordo Iuris, una fondazione  ultracattolica promotrice di diversi progetti di legge contro i diritti civili.

Queste sono fra le dichiarazioni che hanno maggiormente colpito. Quelle degli altri componenti dell'attuale governo contro gli omosessuali sono talmente tante da non poter essere riportate in un unico articolo.

 

Le proteste

Come per il Lunedì Nero, non esiste un vero leader. Chiaro che l'opposizione ha preso posizione contro la decisione del Tribunale Costituzionale e il governo con alcune deputate in prima linea nelle piazze.

Tuttavia, data anche la sostanziale debolezza dei partiti di opposizione, le proteste si sono sviluppate senza un coordinatore o un leader politico.

Il movimento Strajk Kobiet o Sciopero delle donne in Polonia coordinato da Marta Lempart e Klementyna Suchanów si estende grazie al tran-tran sui social che consente ai manifestanti di organizzarsi stabilendo data e ora d'inizio manifestazione.

Il resto viene da solo.

Naturalmente il centro nevralgico delle proteste è Varsavia. In particolare la sede della Dieta, del Senato, del PiS, la casa di Jarosław Kaczyński (leader del PiS) e la sede di Ordo Iuris. Tutto avviene senza una mente organizzatrice.

Gli scioperi si sono estesi alle altri città come Cracovia, Wrocław, Katowice, Danzica e tante altre ma ciò che è interessante sono le proteste anche nei piccoli paesi e villaggi dove si trova lo zoccolo duro dell'elettorato PiS.

Anche nei paesi dichiarati Free LGBT-zone le proteste non sono mancante.

Una delle novità dello sciopero delle donne in Polonia è l'appoggio di una parte dell'ambiente degli ultras al cui interno si sono aperte delle diatribe. C'è chi difende i «valori cattolici e tradizionali polacchi» schierandosi a favore del governo. Altri hanno invece, a sorpresa, appoggiato la protesta dichiarando che «un vero ultrà difende le donne e non le chiese.»

Un'altra interessante caratteristica degli scioperi è l'insolito utilizzo di volgarismi negli slogan. Di fatto il linguaggio solitamente culturale di questa parte di popolazione si è volutamente trasformato in uno farcito di parolacce per «farsi sentire meglio.»

 

Posizione del governo PiS

Fino al 29 ottobre, data in cui viene scritto questo articolo, l'attuale governo PiS è rimasto fortemente saldo sulla sua posizione.

Il 27 ottobre Jarosław Kaczyński, leader del partito di Diritto e Giustizia nonchè vicepremier ha pubblicamente gettato benzina sul fuoco dichiarando una sorta di guerra santa.

Nel suo video ha dichiarato l'inammissibilità dell'attacco alle chiese e richiamando i «veri polacchi» alla loro difesa, a qualsiasi costo.

Il risultato è stato quello di richiamare non solo lo zoccolo duro del suo elettorato ma anche i gruppi ultranazionalisti.

Organizzazioni paramilitari come ONR e i «Soldati di Cristo» si sono posizionate davanti alle chiese con tanto di armi tra cui rosari prodotti appositamente per l'offesa e non per la preghiera.

Il risultato è stato che alcune donne intente a entrare in chiesa sono state prima bloccate e poi attaccate dai paramilitari. Il tutto sotto gli occhi della polizia che stava sostanzialmente a guardare com'è avvenuto presso la chiesa di Santa Croce a Varsavia.

Nonostante l'avversione per le idee conservatiste del clero polacco, le chiese sono state solo sporadicamente interesse dei manifestanti. È vero che ci sono state alcune manifestazioni all'interno di alcune chiese in Polonia con l'esposizione di alcuni cartelloni, tuttavia ciò è bastato a concentrare tutte le attenzioni su di esse.

 

Cosa succederà

La situazione si sta evolvendo in maniera dinamica. Il governo non sembra retrocedere ma lo stesso riguarda la protesta.

Al momento da Bruxelles non si sentono forti voci di dissenso al governo a causa della crisi legata al coronavirus che sta dilagando in tutta Europa.

Non si sa cosa succederà ma di sicuro, in questi giorni, in Polonia si sta facendo la storia.

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